Compie 46 anni uno degli album più politici di Edoardo Bennato, LA TORRE DI BABELE del 1976. Nella riedizione è incluso un bonus disc con un'ampia selezione di registrazioni live inedite, tratte da concerti dell'epoca. Questo disco live ci restituisce un cantautore davvero fuori dagli schemi, capace di rimanere sempre se stesso in ogni occasione.
“Compagni, volevo dire questo: Edoardo è venuto qua e non solo per suonare, ma perché abbiamo già precedentemente deciso che ci sarà un dibattito. Ora, questo dibattito possiamo iniziarlo anche subito...”. Dopo questa presentazione il cantautore si fa avanti, butta giù un accordo di chitarra, e poi “Un pezzo dedicato a tutte le persone serie, a tutti quelli che si autodefiniscono seri e onesti, e invece proclamano soltanto qualche slogan, e cercano di tenerci sempre in fila per tre, allineati e coperti... noi ci troviamo in questo momento in una grande confusione mentale, in cui ognuno pensa di aver scoperto la sua verità e tenta di imporla agli altri con arroganza. Dobbiamo reagire a tutto questo...”.
La dichiarazione viene (ovviamente) colta come una vera e propria sfida da quella parte della platea che è già ostile, e che raddoppia le urla e - si suppone - gli atteggiamenti di aperta provocazione. Siamo nell'università di Palermo, è l' 11 marzo del 1977. In quello stesso giorno, verso le 13 a Bologna, lo studente Francesco Lorusso è stato assassinato dalla polizia durante una manifestazione. Chissà se la notizia è giunta a Palermo, mentre Edoardo Bennato si accinge a cantare, e parrebbe proprio non riuscirci, tanto ripetutamente viene interrotto dagli studenti accorsi, in una foga di partecipazione e protagonismo che vede nei cantautori - più forse che in ogni rappresentante politico o leader studentesco - i loro parafulmini culturali. Lo spettro che certamente tutti paventano è la celebre violenta contestazione subita undici mesi prima (2 aprile 1976) dal collega Francesco De Gregori al Palalido di Milano, con minacce (si dice) anche armate. De Gregori di conseguenza, avrebbe a quanto pare addirittura maturato l’intenzione di non salire più sul palco. Edoardo Bennato in quel momento è il miglior candidato a ricoprire il ruolo di cantore più rappresentativo della generazione che trasforma in miti i poeti con la chitarra, per meglio divorarli.
Questa lunga premessa per dirvi che il disco di cui scrivo non è solo un disco, e sicuramente l’autore non lo considera tale: non solo un passaggio importante della sua carriera discografica, ma un momento essenziale del proprio percorso in relazione ad una fase infuocata della vita del Paese che Edoardo - chitarra a tracolla, armonica e kazoo alla bocca, tamburello al piede - sta percorrendo in lungo e in largo, che Bennato oggi decide di pubblicare come Cd bonus che accompagna l’edizione splendidamente rimasterizzata del suo Lp del 1976 LA TORRE DI BABELE.
Io considero Edoardo Bennato un autore folgorante, e in particolare i suoi primi dischi fino al 1980 hanno avuto un ruolo fondamentale per la mia formazione non solo di musicista ma anche di uomo, insegnandomi come si possa avere un punto di vista individuale ma non individualista, personale ma non distaccato, e - cosa non meno importante - come l’energia scatenata del ritmo, che attinge tanto al rock quanto alle tradizioni autoctone, divenga parte integrante di un ragionamento sul contesto sociale. LA TORRE DI BABELE è un disco sospeso fra il primo capolavoro I BUONI E I CATTIVI e le favole BURATTINO SENZA FILI e SONO SOLO CANZONETTE, che sono dei veri saggi in musica, rispettivamente contro l’arroganza del Potere e del Contro-Potere. LA TORRE DI BABELE rischiava fino ad adesso di rimanere un po’ schiacciato fra questi monumenti discografici, molto più elaborati sia dal punto di vista compositivo che strumentale. Questo è invece un disco in cui l’essenzialità (assenti gli interventi orchestrali) si sposa a testi spesso smozzicati, monologhi blues che esprimono tutta la spontaneità critica e autocritica dell'autore: se gli altri dischi sono delle Opere liriche moderne, questo è Commedia dell’Arte rock.
Intendiamoci, anche qui i suoni sono curatissimi e i musicisti di primo livello (Roberto Ciotti alla chitarra, Gigi di Rienzo al basso, Robert Fix al sax, Tony Esposito alle percussioni, ecc.) ma è proprio l’impostazione generale a far pensare alla vitalità della jam session. Concepito così, è evidente che questo disco più di quelli che lo precedono e lo seguono, venga percepito dall’autore come una pagina del proprio diario di viaggio di quegli anni esaltanti e terribili, in cui trovarsi sbalzati dal ruolo di eroe a quello di vittima era questione di una canzone, un accordo, una frase appena. Forse è proprio per questo che Edoardo ha aggiunto al disco originale il live che dicevamo, permettendoci di sbirciare nei suoi archivi con un documento prezioso - spero nessuno si offenda se lo dico - più come testimonianza che come oggetto musicale. "Voi non potete invitare il buffone Bennato nell'università per raccogliere i fondi. Nel momento in cui il buffone Bennato, il saltimbanco, viene nell'università, Bennato parla, e i buffoni stanno fuori!".
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