December 07, 2022
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Patrizia Cirulli si fa portavoce della poetica novecentesca di Eduardo De Filippo attra­verso un cantare viscerale, a tratti strug­gente. Un sontuoso ed emozionantissimo omaggio all’uomo e al poeta del secolo scor­so, le cui parole resistono al tempo attraver­so un’enorme forza sentimentale. La cantautrice milanese si cimenta egregiamente in un dialetto forbito in cui rintracciamo l’assenza di una matrice linguistica più strettamente popolare. Il disco riporta alla mente le immagini della Napoli di Scarpet­ta e Di Giacomo, tratteggiando il brusio dei suoi umori e della sua innata passionalità. Sono perlopiù le poesie d’amore di Eduardo ad aver attratto Patrizia Cirulli che, in Fan­tasia, ne esalta la bellezza con delle compo­sizioni che non sembrano avere altra decli­nazione, se non proprio in quelle note. 

Si t'o ssapesse dicere apre il disco e il cuore... con una profondità di voce e di intenzioni sot­tolineata dalla pulsazione di un tamburo di sottofondo che pare scandire un battito dol­cemente costante. Tra i dieci brani di cui con­sta, l’album svela anche due prestigiose col­laborazioni scelte ad hoc; parliamo del duetto con l’inconfondibile Fausta Vetere (NCCP) in Io valesse truvà pace e quello con Dario San­sone (Foja) in L’ammore ched' è. 

Una è la voce storica della Nuova Compagnia di Canto Po­olare che immerge le parole in un suono ed un vibrato che puntellano il brano di sugge­stioni tradizionali, mentre l’approccio fresco e contemporaneo di Sansone evidenzia l’intramontabile efficacia della lingua napoleta­na. A più di 120 anni dalla nascita del poeta, lo riascoltiamo in questa eccellente opera di rivalutazione. La scelta delle sonorità, poi, è così azzeccata da essere commovente. Patri­zia Cirulli può essere fieramente orgogliosa di questa sua creatura.

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