October 04, 2022
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Siamo nel 1983, in piena esplosio­ne dell'emittenza radiotelevisiva privata, e Vasco s’inventa un te­sto realizzato come un patchwork di tormentoni, slogan pubblicitari, jingle e siglette, di quelle che era possibile ascoltare semplicemente accendendo ra­dio o tv, il tutto sommerso dalla frizzante marea di bollicine della Coca Cola.

Già, la Coca Cola: l’azienda, si disse all’e­poca, in un primo momento non gradì la citazione, ma probabilmente capì di esser­si ritrovata tra le mani la più formidabile delle campagne pubblicitarie gratuite. Sta di fatto che, a detta del pro­duttore Guido Elmi, la Coca Cola Company non si fece mai viva con l’entourage di Vasco né pretese risarcimenti in tribunale.

Ovviamente, non mancò chi volle vedere nella cita­zione della famosa bibita un riferimento quasi espli­cito alla cocaina (che come avrebbero detto le cronache dell’anno dopo, era molto presente nella vita di Vasco), ma accreditiamo il rocker di Zocca di abbastanza buon gusto e ironia da rifuggire da un giochetto così bana­le. Piuttosto, vale la pena di leggere nel testo una presa in giro del consumismo imperante e dei suoi riti (gli slogan che diventavano frasi di uso comu­ne), quanto di un linguaggio radiofonico sempre più uguale a se stesso e stereoti­pato. Insomma, contenuti inaspettata­mente caustici dietro la semplicità di una filastrocca che portò comunque il brano a trionfare al Festivalbar '83 e a diventare il tormentone di quell’estate.

Musicalmente, Bollicine par­te con un riff rimasto storico, scritto dal produttore dell’album Guido Elmi, autore, peraltro, di tutta la struttura armonica del brano, vale a dire la successione di accor­di su cui ideare la melodia, come anche dell’arrangiamento. Elmi si è sempre det­to “specializzato in strutture armoniche”: sue sono quelle di molti brani di Vasco, da Brava Giulia a Stupido Hotel, passando per Siamo solo noi, Giocala e Vivere o niente... In questo caso, il suo nome non compare tra gli autori perché all’epoca non era an­cora iscritto alla SIAE.

Come arrangiamento, Elmi aveva in mente un suono molto “pulito”, un po’ alla Steely Dan (suo grande amo­re dell’epoca) e l’ostacolo principale che trovò nel rea­lizzare quel clima fu relativo alla sezione ritmica e in particolare alla batteria. Non a caso, nelle sessions di Bollicine si alternaro­no addirittura 4 batteristi. Ma, come ebbe a spiegare Elmi, “non si capiva mai dove fossero cassa e rullante, erano tutti ottimi musicisti, ma venivano da situazioni mu­sicali che magari tendevano al jazz-rock, o cose così...”.

L’album BOLLICINE (che peraltro con­tiene anche pietre miliari come Vita spe­ricolata o Una canzone per te - Dodi Bat­taglia dei Pooh alla chitarra, indicato nei credit come Dodi Battagia) avrebbe vendu­to, negli anni, più di un milione di copie. Nel 2012, la rivista «Rolling Stone» lo ha inserito al primo posto dei cento dischi ita­liani migliori di sempre.

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