August 22, 2022
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E' uscito Senghe, l’attesissimo album di inediti che segna il ritorno dei napoletani Almamegretta sulla scena musicale. Un disco dal suono molto solido nato dall’esigenza di sperimentare nuovi paesaggi musicali e di esprimere quei concetti naturali e dati ormai per scontati, che oggi sono affievoliti da una perpetua frenesia quotidiana. 

Questo album segna il trentennale dell’attività degli Almamegretta, una delle formazioni più longeve del panorama dub italiano, anche se la definizione va sicuramente stretta al gruppo dal momento che non sono infrequenti le loro incursioni nel campo della world music, del funk, del reggae, fino all’elettronica. Guidati dal carismatico frontman Raiz, al secolo Gennaro Della Volpe, gli Almamegretta consegnano alle stampe un album maturo, eclettico, frutto della collaborazione con il produttore artistico Paolo Baldini, che ha dato la sua impronta all’intero lavoro, firmando insieme alla band la quasi totalità dei brani ed entrando ufficialmente nell’organico come bassista. 

L’album è stato anticipato dall’uscita del singolo Figlio, che insieme ai brani Sulo e Senghe, che dà il titolo al disco, è stato composto per la band da Danilo Turco, che troviamo nella line-up alle chitarre e alla programmazione elettronica.

Secondo quanto riporta lo stesso Raiz, le “senghe" sono quelle feritoie nel muro che, proprio in quanto crepe, permettono alla luce di passare dall’altra parte del muro, e assieme alla luce il dialogo, la comprensione dell’altro. Un’immagine che Raiz associa al testo di Anthem di Leonard Cohen, ma che può essere fatto risalire fino al poeta persiano Rumi che scrive: “Le ferite sono feritoie attraverso le quali vedere cose che agli altri restano precluse’’, concetto che, in ambito musicale differente seppur attiguo, ha espresso anche il cantautore Paolo Capodacqua nel suo album del 2020.

Non possiamo mancare di segnalare che nell'album è contenuto uno dei capolavori del compianto Fausto Mesolella, quel ’Na stella che fu interpretata magistralmente anche da Gianmaria Testa.

Le lingue usate per i testi sono il napoletano, l’inglese, l’ebraico – il patrimonio linguistico in loro possesso – e formano il canvas sonoro ed emozionale che caratterizza da sempre questa band.

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